Giornata internazionale della pace, il ruolo delle Forze Armate italiane

Giornata internazionale della pace, il ruolo delle Forze Armate italiane

Giornata internazionale della pace: perché le Forze Armate italiane svolgono un ruolo fondamentale.

Oggi, sabato 21 settembre, è la Giornata internazionale della pace. Una ricorrenza condivisa da tutti gli stati membri dell’ONU per sensibilizzare sul tema e dare più spazio ai tragici conflitti che continuano a perseverare nel mondo. La pace è un valore promosso dall’articolo 11 della Costituzione italiana, che infatti recita:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Ed è proprio già da questo articolo, contenente uno dei principi cardini dello Stato di diritto, che si inizia a capire perché la presenza di Forze Armate nel nostro Paese non è affatto un controsenso, come qualcuno sembra temere, almeno da un punto di vista prettamente giuridico. Lo Stato italiano non fa uso delle Forze Armate in modalità contrarie ai principi costituzionali e anzi le impegna, quando non sono oberate dalla difesa della Nazione, proprio nel mantenimento della pace nel mondo e negli aiuti umanitari.

Le Forze Armate italiane: per la pace

Lo Stato italiano non potrebbe, nemmeno volendo, affidarsi al conflitto bellico per risolvere controversie internazionali, perché andrebbe contro la Costituzione e numerosi accordi internazionali, senza dimenticare l’impegno con la NATO. Quest’ultima è per definizione un’alleanza difensiva, nessuno degli Stati membri può prendere iniziative di attacco militare, ma soltanto difendersi (o difendere gli alleati) in caso di attacco e dichiarato stato di guerra. Per fare un esempio attuale, la Russia è stata sospesa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Anche per questo motivo l’Italia, fortunatamente non coinvolta direttamente in alcun conflitto, si continua a dedicare con grande impegno alle operazioni di pace. Le Forze Armate italiane, e in alcuni casi anche le Forze di Polizia, mettono a disposizione le proprie competenze per missioni di:

  • peace keeping (mantenimento della pace);
  • peace making (formazione della pace e prevenzione dei conflitti);
  • peace building (costruzione della pace);
  • peace enforcement (imposizione della pace, nei casi più estremi).

Alcune di queste missioni richiedono interventi brevi, ma molto delicati, mentre in altri casi la permanenza dei militari italiani all’estero è molto prolungata. Basti pensare che le Forze Armate italiane hanno partecipato a 120 missioni militari di pace internazionali dal dopoguerra e 35 di queste operazioni sono tuttora in corso.

Il fatto che si tratti di missioni di pace caratterizza l’intento della nostra partecipazione, ma non è certo simbolo di contesti sicuri e tranquilli. Gli uomini e le donne delle Forze Armate impegnati nelle missioni di pace sono invece spesso immersi in situazioni molto delicate e pericolose per il benessere psicofisico. La dedizione e lo spirito di sacrificio dei militari italiani sono anche per questo ricordate e riconosciute con commozione all’estero.

Al netto di qualsiasi considerazione morale, che dovrebbe essere strettamente personale, bisogna distinguere l’obiettivo di pace condiviso dall’Italia con gli altri membri dell’ONU e della NATO, dalla semplice astensione al conflitto. La formazione e l’arruolamento del personale militare diventa il mezzo con cui il Paese non soltanto si assicura protezione in caso di attacco, comunque fondamentale, ma si attiva in modo propositivo per promuovere la fine dei conflitti anche nel resto del mondo.

Per fare una riflessione più compiuta bisognerebbe anche pensare alla Svizzera, il Paese neutrale per eccellenza (e riconosciuto tale dal lontano 1816) che non può partecipare a conflitti armati ma dispone comunque di un Esercito per difendersi e promuovere la pace.

Queste considerazioni sono molto importanti in questi giorni, non soltanto per la ricorrenza della Giornata internazionale della pace e per l’instabile scenario geopolitico, ma anche per le recenti polemiche contro le visite di orientamento da parte delle Forze Armate nelle scuole italiane. Al di là delle riflessioni educative e anti-propagandistiche, è opportuno non far passare messaggi errati e soprattutto anticostituzionali: il lavoro dei militari italiani non è in alcun modo una promozione della guerra.

Per approfondire: Quali sono le missioni italiane all’estero nel 2024