Ludovica Barrese - 17 dicembre 2018
Lotta contro l’Isis, il contributo dell’Italia nelle operazioni Inherent Resolve e Prima Parthica
Sappiamo davvero quali sono state le risposte militari da parte dei Paesi coinvolti nella guerra contro l’Isis? Ecco un approfondimento.
Ormai sono anni che sentiamo parlare di “Isis” in qualunque sfaccettatura possibile; ma sappiamo con certezza quali conseguenze ha creato questo fenomeno per quanto riguarda una risposta concreta, militarmente parlando, dei Paesi coinvolti?
Nel 2014 a seguito dell’espansione dell’ autoproclamatosi Islamic state of Iraq and the Levant le Forze Armate americane, successivamente alla richiesta d’aiuto in termini di truppe e rifornimenti da parte delle Forze di sicurezza Irachene (ISF), hanno provveduto a fornire il necessario supporto operativo teso a sconfiggere l’organizzazione terroristica.
È così che nasce l’ OPR (Operation Inherent Resolve) cioè l’operazione militare messa in atto dagli Stati uniti nel giugno 2014 durante l’intervento militare contro lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria.
Le operazioni contro l’Isis andarono avanti per diversi mesi senza un nome specifico per esser poi denominate, a seguito di una crescente critica da parte dei media ed in particolare dalla testata Business insider, nell’ottobre 2014 attraverso un comunicato del CENTCOM (U.S Central Command) il quale annunciò :
Il nome Inherent Resolve è inteso a riflettere la risoluzione incrollabile e il profondo impegno degli Stati Uniti e delle nazioni partner nella regione e in tutto il mondo per eliminare il gruppo terroristico ISIS e la minaccia che rappresentano per l’Iraq, la Siria, la regione e la più ampia comunità internazionale. Simboleggia anche la volontà e la dedizione dei membri della coalizione a lavorare a stretto contatto con i nostri amici nella regione e applicare tutte le dimensioni disponibili del potere nazionale necessario - diplomatico, informativo, militare ed economico - per degradare e infine distruggere ISIS.
Non solo gli Stati Uniti ma anche Francia, Regno Unito, Australia, Canada, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Germania, Spagna, Portogallo, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Giordania, Marocco ed Italia partecipano alla coalizione anti Isis.
Lotta contro l’Isis: qual è il ruolo dell’Italia?
L’Italia al fine di contribuire all’operazione di coalizione internazionale ha disposto il rischieramento in teatro operativo di un pacchetto iniziale di forze articolando la missione in 3 fasi con un’operazione militare che prende il nome di Prima Parthica fornendo personale di staff ai comandi multinazionali siti in Kuwait e Iraq (cliccate qui per avere più informazioni sull’attuale contributo nazionale); in particolare dall’ottobre 2014 è stato costituito il nucleo iniziale della Task Force Air Kuwait per dare avvio, dal 27 ottobre 2014, alle operazioni Air to Air Refueling e che conta attualmente circa 280 unità tra cui 2 aerei a pilotaggio remoto Predator e di 4 velivoli AMX.
L’ ITNCC/TFA (Italian national contingent command task force Kuwait) garantisce l’unicità di comando e l’impiego sinergico e coordinato degli assetti di volo dei KC 767 nella base di Al Mubarak, dei Predator nella base di Al Salam e degli AMX (inizialmente A-200 Tornado) nella base di Al Jaber.
Le tre basi sopracitate sono dipendenti dalla Task Force Air Kuwait la cui missione è di soddisfare le esigenze di rifornimento in volo e di concorrere alla definizione delle situation awarness della coalizione mediante l’impiego dei propri assetti Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR) con lo scopo di fornire immagini di alta qualità grazie all’ausilio di telecamere dotate di sensori elettro-ottici ed infrarossi valorizzate poi dalla cellula Intelligence I2MEC (integrated italian multisensor exploitation cell) e fornite alla coalizione sotto forma di analisi.
Punto di forza del supporto operativo italiano fornito alla coalizione multinazionale quindi sono proprio gli aeromobili a pilotaggio remoto (APR) i quali hanno totalmente cambiato il modo in cui i Paesi partecipano alla guerra , basti pensare all’evoluzione del Predator MQ-1 da semplice aeromobile da ricognizione, al modello MQ-1B (successivamente MQ-9 Reaper) dotato invece di armamenti.
Gli APR consentono di effettuare ricognizioni a lunga durata senza metter in pericolo la vita dell’equipaggio, non sareste curiosi anche voi di scoprire chi c’è alla guida di questi aeromobili, passatemi il termine, futuristici?
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