Pensione anticipata, cosa cambia dal 2025

Pensione anticipata, cosa cambia dal 2025

Cosa cambia per la pensione anticipata con la legge di Bilancio 2025? Ecco cosa sappiamo.

La legge di Bilancio 2025 interviene anche sulle pensioni e potrebbe facilitare l’accesso al pensionamento anticipato, sfruttando il Tfr. Una parte del Trattamento di fine rapporto versato nei fondi complementari potrà infatti essere utilizzato per l’uscita anticipata da chi ha compiuto 64 anni e ha accantonato 20 anni di contributi, così da raggiungere i requisiti minimi dell’assegno, ovvero il triplo dell’assegno sociale.

La misura si muove sulla scia della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) che consentiva di anticipare il pensionamento ricevendo - al rispetto di determinate condizioni - il montante accumulato nei fondi di pensione integrativi in modo frazionato. Come requisiti, in particolare, erano previsti: 20 anni di contribuzione, almeno 5 anni di iscrizione a un fondo complementare, la maturazione dei requisiti di pensionamento entro 5 anni. La misura per la pensione anticipata contemplata in Manovra, come anticipato, chiede invece 64 anni di età e 20 anni di contributi.

Questa è una strategia funzionale, secondo il sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon, ad aiutare i più giovani, che rischiano in futuro - con il sistema contributivo - pensioni decisamente inferiori rispetto a quelle dei nonni, ma anche dei genitori. Come evidenziato dal report dalla Ragioneria dello Stato il futuro dei lavoratori italiani non è affatto roseo. A causa dell’invecchiamento demografico l’età di pensionamento continuerà ad avanzare, mentre proseguirà il calo del tasso di sostituzione (il rapporto tra l’ultimo stipendio percepito dal lavoratore e l’assegno pensionistico). In altre parole: pensioni sempre più basse, sempre più tardi.

Un obiettivo importante, non certo l’unico che ha spinto a questa soluzione. In primo luogo, usufruire del Tfr versato nei fondi complementari per raggiungere i contributi necessari sarebbe un enorme sollievo per lo Stato, essendo tenuto a equiparare gli assegni al minimo. Uno sgravio importante, a cui si associa anche un segnale politico evidente con cui la Lega tenta di mantenere fede alle promesse sul superamento della Fornero (che comunque è ancora lontano).

Confermati Ape Sociale, Quota 103 e Opzione donna

L’uscita anticipata con il Tfr non è l’unica misura del pacchetto previdenziale in legge di Bilancio 2025, anche se non si tratta di vere e proprie novità. Tre le proroghe principali di strumenti già esistenti, confermati per il 2025: Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna non scadranno nel 2024 - come originariamente stabilito - ma si riconfermano.

Per quanto riguarda l’Anticipo dell’assegno pensionistico, ci si rivolge sempre ai lavoratori che hanno maturato un’età anagrafica di 63 anni e 5 mesi e che soddisfano il requisito contributivo di:

  • 30 anni per caregiver, invalidi e disoccupati;
  • 36 anni per per gli addetti ai lavori gravosi.

Resta anche il massimo di 1.500 euro, senza tredicesima, assegni familiari, indicizzazione e maggiorazioni, e il divieto di cumulo con i redditi da lavoro (sempre fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale entro i 5.000 euro annui). Infine, anche per il 2025, l’Ape sociale non sarà reversibile. Il divieto di cumulo con i redditi da lavoro, come riassunto, resta anche per Quota 103, la quale si rivolge a chi ha raggiunge 62 anni di età e 41 anni di contributi, dei quali almeno 35 effettivi (quindi non figurativi, dipendenti ad esempio a periodi di disoccupazione o malattia). Con la scelta di Quota 103 tutti i periodi di lavoro svolti sono assoggettati al calcolo contributivo.

Le lavoratrici invalidi o caregiver che nel corso del 2024 soddisfano i requisiti (61 anni di età e 35 anni di contributi) possono fruire di Opzione donna. Il requisito anagrafico (sempre da raggiungere entro il 31 dicembre 2024) si abbassa a 60 o 59 anni se la lavoratrice ha avuto, rispettivamente, uno o più figli. Sono incluse nella misura tanto le lavoratrici dipendenti quanto quelle autonome, anche se queste ultime dovranno aspettare di più per la liquidazione della pensione. La finestra mobile dalla maturazione dei requisiti è infatti di 18 mesi per le autonome e scende a 12 per le dipendenti.

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