Precedenti penali in famiglia, posso diventare militare?

Precedenti penali in famiglia, posso diventare militare?

Come e perché influiscono i precedenti penali dei familiari sulla possibilità di intraprendere la carriera militare?

I precedenti penali sono un ostacolo insormontabile per i giovani che aspirano alla divisa, senza nessuna distinzione tra Forze dell’Ordine e Forze Armate. Si chiede loro una “condotta incensurabile”, una base immacolata su cui costruire una carriera al servizio della giustizia, prova che gli ideali di equilibrio e legalità li hanno sempre guidati. Cosa succede, però, se sono i familiari dell’aspirante militare ad avere precedenti penali?

Non è facile arrivare alla risposta basandosi sul ragionamento logico puro, dato che si possono trovare tesi contrastanti. C’è chi presuppone che avere familiari con la fedina penale sporca influisca necessariamente nella vita e nell’educazione, formando un giovane con ideali inconciliabili con quelli della vita militare. Altri sostengono che ognuno abbia la responsabilità delle proprie azioni e che non sia giusto far pagare a qualcuno le conseguenze degli errori altrui, peraltro magari irrilevanti nel suo percorso personale.

Chi avrà ragione? Soltanto la legge può dirimere questa controversia, ponendosi come arbitro giusto e bilanciato al di sopra di ogni opinione personale o soggettiva. Per quanto possa apparire un quesito banale, infatti, l’influenza dei precedenti penali in famiglia su un eventuale concorso militare apre un dibattito di estrema rilevanza per la nostra società e per il nostro ordinamento.

Chi ha precedenti penali in famiglia può fare il militare?

L’ordinamento italiano ha diversi principi portanti di grande civiltà e democrazia, posizionati con lungimiranza decenni fa e ancora fondamentali. Quello che rileva in questa sede è che la responsabilità penale è personale. Lo dice niente meno che la Costituzione, all’articolo 27, lo stesso che non ammette la pena di morte. Per lo stesso motivo, ad esempio, i genitori non rispondono dei reati commessi dai figli minorenni.

Per il medesimo motivo nessuno può avere pregiudizi per precedenti penali altrui, indipendentemente dal contesto, dal rapporto o tantomeno dal tipo di reato. La partecipazione ai concorsi pubblici, compresi quelli per la carriera militare, non può quindi essere preclusa a chi ha familiari con precedenti penali. L’importante è che il candidato abbia una fedina penale immacolata, coerente per il ruolo a cui aspira.

Per quanto si senta ancora raccontare del controllo generazionale, qualcuno parla di 7 generazioni, altri di 3, non è così che funziona. Il fatto che il candidato abbia familiari che hanno infranto la legge rileva come qualsiasi altro fatto potenzialmente determinante nel percorso di vita di una persona. In altre parole, la questione è spesso sollevata in sede del test psico-attitudinale, come qualsiasi altro evento possibilmente rilevante.

La questione va letta sotto due punti di vista. Innanzitutto, c’è quello della valutazione attitudinale dell’aspirante militare. L’impatto delle figure di riferimento e del contesto familiare in genere può influire oppure no ed è questo che viene approfondito, se ritenuto opportuno. In secondo luogo, in determinate situazioni il generico “precedente penale” di un familiare potrebbe aver rappresentato un evento traumatico per il candidato, perciò anche questo punto potrebbe essere approfondito.

Bisogna però comprendere che non è la fedina penale familiare a contare, ma sempre e solo i requisiti del candidato, altrimenti sarebbe pregiudizievole e immotivato. Facciamo qualche esempio. Tizio vuole entrare nelle Forze Armate nonostante abbia diversi familiari che commettono abitualmente reati, indipendentemente dai rapporti con loro intrattenuti, cosa che condanna e che lo spinge maggiormente a realizzarsi secondo la via della legge.

Caio, invece, si trova nella stessa situazione ma nutre profonda ammirazione per i suddetti familiari, ne giustifica le azioni. Sempronio, infine, ha avuto un’infanzia difficile per i problemi con la giustizia dei genitori ed è attualmente in terapia per alcune ripercussioni psicologiche.

Le variabili potrebbero essere molte, anche meno forzate, ma è evidente come i tre candidati dell’esempio possano trovarsi in situazioni diverse, anche dal punto di vista della motivazione e dell’attitudine. Bisogna infatti ricordare sempre che si parla di una professione sui generis, in cui non ci sono solo compiti da portare a termine ma una dedizione costante e preponderante.

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