Aurora Marinaro - 4 novembre 2024
Forze dell’ordine e razzismo, il Commissario italiano dell’ECRI risponde all’USIC
USIC chiedere chiarimenti sul report dell’Ecri e l’accusa di razzismo alle forze dell’ordine italiane, ecco la risposta del Commissario italiano Alberto Gambino.
Come molti ricorderanno, il rapporto dell’Ecri, commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, è stato piuttosto duro nei confronti dell’Italia e delle forze dell’ordine italiane. Per quanto scavando a fondo nel rapporto si evince che la critica si rivolge soprattutto al governo, indipendentemente da come si voglia interpretare questo dato, l’opinione pubblica è rimasta scossa dalle accuse.
Il rapporto dell’Ecri è stato pubblicato sul sito web ufficiale del Consiglio d’Europa, ben 48 pagine in cui i membri della commissione antirazzismo comunicano i risultati del monitoraggio, invitando il Belpaese a far di meglio. Come tuttavia fatto notare dai sindacati di Polizia, non ci sono specificazioni riguardo alla metodologia utilizzata per il monitoraggio dell’attività delle forze dell’ordine. Riguardo alla presunta profilazione razziale, l’Ecri dichiara semplicemente di aver ricevuto “molte testimonianze”, chiedendo così maggiore controllo e soprattutto formazione del personale.
Per approfondire: La Polizia italiana è razzista? Cosa succede (davvero)
In tal proposito, l’USIF ha richiesto maggiori informazioni, ottenendo alcuni chiarimenti da parte di Alberto Gambino, giurista e membro italiano dell’Ecri. Il Commissario ha compreso l’indignazione del sindacato riguardo alla parte di rapporto riguardante le forze dell’ordine, non avendo potuto partecipare alla sua stesura per evitare conflitti di interessi. Alberto Gambino coglie l’occasione per rimarcare l’assenza di qualsiasi prova della profilazione razziale o in genere di razzismo tra le fila di Polizia e Carabinieri, precisando infatti:
La Raccomandazione rivolta al governo italiano di commissionare uno studio indipendente su eventuali pratiche di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine non deriva da alcuna constatazione che ciò effettivamente si verifichi in Italia ma piuttosto è indicato dai due Commissari che hanno redatto il Rapporto proprio come lo strumento più adatto a valutare l’attendibilità delle singole testimonianze, che hanno raccolto durante la loro visita in Italia, testimonianze peraltro discutibili in quanto riconducibili agli stessi soggetti interessati da fermi di polizia.
In altre parole, non si devono leggere quelle righe come un’accusa, quanto piuttosto come l’invito a chiarire la situazione garantendo un controllo davvero equo e super partes. L’USIC ha così commentato:
Siamo lieti della risposta perché aiuta a fare chiarezza sulle accuse mosse al nostro Paese e soprattutto a chi, ogni giorno, si occupa della sicurezza dei cittadini.
Di fatto, oltre alle semplici segnalazioni, l’Ecri cita alcuni rapporti, che tuttavia non hanno i requisiti per fornire informazioni certe e incontrovertibili, soprattutto in quanto i dati riportati sono ampiamente soggetti a interpretazione. In particolare, si tratta di un rapporto pubblicato nel 2022 dall’European Roma Rights Center (Errc) e di due rapporti pubblicati nel 2017 e nel 2022 dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) delle Nazioni Unite.
Il primo si riferisce principalmente al Decreto emergenza nomadi del 2008, riportando a sua volta rapporti delle organizzazioni internazionali antecedenti e citando 4 casi (nel biennio 2014-2015) di presunto razzismo. Il Cerd cita nuovamente la profilazione razziale, riportando anch’esso “segnalazioni”. Il problema principale e di fatto l’unico accertato (in tutti i rapporti menzionati) riguarda soprattutto la posizione politica e gli strumenti per l’integrazione.
Per questo motivo l’Ecri ricorda alle autorità italiane che “non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”. Il governo avrebbe risposto all’Ecri ricordando la competenza dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) che deve, fra le altre cose, “monitorare, sensibilizzare, formare e aggiornare le forze di polizia per affrontare”.
Insomma, anche dalle autorità arrivano risposte contrastanti con le dichiarazioni rilasciate al pubblico, seppur perfettamente in linea con i precedenti impegni assunti nei confronti dell’organizzazione. La questione, invece, non può essere semplificata e non deve essere rimessa a dichiarazioni fraintendibili, ne va della rispettabilità delle forze dell’ordine.
Non è accettabile lasciare che le critiche alla Polizia italiana, ma anche all’Arma dei Carabinieri, vengano lasciate in sospeso. La solidarietà non basta a difendere l’onore del personale, che ha diritto a una narrazione completa e obiettiva. Si evidenzia a riguardo la richiesta di USIC:
Usic è dunque lieta di apprendere, da fonte così autorevole, che le accuse mosse alle forze di polizia italiane sono davvero discutibili. Finalmente è stata fatta luce sulla versione infamante del rapporto e ci auguriamo che i prossimi vengano redatti tenendo conto, con obiettività, di tutti i fattori che descrivono correttamente l’operato dei nostri colleghi.
Tra chi stigmatizza le forze dell’ordine e chi le esalta a prescindere dalla situazione, è proprio il personale di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza a rimetterci. Basterebbe la verità a mettere in luce la professionalità, l’impegno e l’onestà che contraddistinguono le forze dell’ordine. Dati concreti, precisi e ampi riguardo al loro lavoro sarebbero più che sufficienti per spiegare ai cittadini di più del loro operato e a circoscrivere gli episodi effettivamente inappropriati. Gli episodi di razzismo e discriminazione eventualmente accertati rappresenterebbero infatti una minoranza ridotta all’osso, che certo dovrebbe essere perseguita e contrastata ma non deve ledere l’immagine di tutte le forze dell’ordine.
Si ricorda anche, visto che per lo più si citano fermi e arresti, che entrambi vengono convalidati dal pubblico ministero. Quest’ultimo, pur non essendo definibile parte imparziale perché ricopre la funzione requirente è in ogni caso devoto “alla osservanza delle leggi, alla pronta e regolare amministrazione della giustizia”. E riguardo a quelle attività disposte direttamente dalla polizia giudiziaria, per esempio in caso di urgenza, oppure dalle forze dell’ordine nei controlli sul campo, bisogna ricordare che tale potere è indispensabile per la sicurezza collettiva.
Le forze dell’ordine possono procedere all’identificazione di chiunque ritengano sospetto o rilevante. Se effettivamente il numero di persone appartenenti a minoranze etniche dovesse risultare preponderante nelle attività di sorveglianza, sarebbe comunque necessario comprendere l’insieme di fattori che hanno portato al controllo. Alcune associazioni stanno provando a raccogliere questi dati, ma non è cosa semplice. Va comunque ricordato, inoltre, che l’organico di Polizia e Carabinieri è piuttosto lacunoso. Andrebbe quindi data priorità al supporto delle forze dell’ordine, pensando che difficilmente il personale si dedica ad attività superflue.
Leggi anche: La Polizia può chiedere i documenti senza motivo?
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