Rinnovo di contratto, si riparte. SIM Marina: "Ma quali trattative?"

Rinnovo di contratto, si riparte. SIM Marina: "Ma quali trattative?"

A un passo dalla riapertura dei tavoli contrattuali lo sconforto del SIM Marina. Le APCSM non si sentono riconosciute.

A un passo dalla ripresa dei tavoli per il rinnovo contrattuale c’è poco ottimismo tra le sigle sindacali, con la pausa estiva che ha intensificato il senso di attesa. Antonio Colombo - Presidente del SIM Marina - sottolinea come le trattative appaiano incoerenti rispetto alla novità legislativa che ha fatto nascere le APCSM.

Ovviamente, si riferisce al non ancora avvenuto incontro con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, su cui la Rete sindacale militare non ha neanche ricevuto una risposta chiara. “Siamo militari e la nostra grammatica è fatta di chiarezza e lealtà. Ad oggi non vediamo un pari approccio attesa la nebulosità nel rispondere a questa nostra insistente richiesta” ci racconta, con amarezza e un forte senso di responsabilità nei confronti del personale rappresentato.

Non è soltanto la mancata risposta alle esigenze del personale della Marina Militare ad accrescere l’apprensione del sindacato, ma anche lo stupore e la delusione per questo atteggiamento. Un governo “pienamente politico” come quello attuale, che anche per questo si differenzia dai predecessori, che manca ancora di lanciare un chiaro segnale di attenzione nei confronti delle Associazioni sindacali delle Forze Armate.

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Riprendono i tavoli di contrattazione, ma quali trattative?

Il SIM Marina chiarisce che il problema principale non è quello delle risorse, dando atto peraltro che lo stanziamento è maggiore rispetto agli anni passati. Andrebbe piuttosto rivista la ripartizione di queste stesse risorse, senza dimenticare di lavorare su questioni di massima importanza per il personale - al di là del contratto - a partire dalla previdenza.

Stanziare più risorse, comunque inadeguate rispetto all’elevata inflazione che pesa sulle tasche dei militari, non è però sufficiente. Ai sindacati militari manca una risposta politica, infatti sta passando il messaggio rischioso che “nulla è cambiato in tutti questi anni”.

La novità principale di questo rinnovo contrattuale è rappresentata proprio dalla presenza delle Associazioni al tavolo, ma “senza una consapevole e pieno riconoscimento della controparte non può esserci una vera trattativa”. L’aumento dei fondi a disposizione del rinnovo (rispetto alle precedenti tornate contrattuali) non è certo la risposta concreta che i sindacati militari si aspettano, anche perché - ci fa
notare il SIM Marina - altrimenti a che servirebbe la contrattazione sindacale?

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Si richiede innanzitutto una validazione del ruolo sindacale e di conseguenza del personale rappresentato. È un segnale necessario per dipanare finalmente la confusione attuale. Non si riesce a capire per quale motivo non sia ancora pervenuta una risposta, un dubbio pungente appesantito dal profondo senso di cittadinanza del Presidente Colombo, consapevole che chiedere un diverso approccio non è “chiedere la luna”.

Certo, anche sul lato delle risorse bisognerebbe ragionare in maniera più compiuta, ci conferma il sindacato, ma questo è un passaggio ulteriore, successivo. Come si può arrivare a toccare temi come quello della specificità, su cui il sindacato ci precisa che la Marina Militare ha elementi peculiari anche tra le stesse Forze Armate, se non c’è validazione?

Questo non significa che il SIM Marina non abbia precisi obiettivi, anche economici, per tutelare il benessere del personale. Ci viene però presentato un quadro morigerato, con i piedi per terra, conscio dei limiti oggettivi e riluttante all’idea di avanzare richieste pretestuose, sapendole impossibili, soltanto per una questione di immagine.

Gli incrementi economici, la revisione dei compensi forfettari (modalità di pagamento che il sindacato vorrebbe abolire), il problema della mobilitazione, sempre più attuale alla luce dello scenario geopolitico, possono e devono essere affrontati, ma in tempistiche realistiche. Bisogna però trovare il modo di riconoscere i sacrifici del personale della Marina Militare e lavorare affinché le necessità trovino risposte concrete, seppur in modo razionale.

Basti pensare che è proprio del SIM Marina la paternità di una delle proposte più discusse di quest’anno, relativa alla possibilità di ammettere i militari a un secondo lavoro – su base volontaria – con regole chiare e con un tetto economico prestabilito, in deroga alle disposizioni attualmente in vigore. Un’iniziativa provocatoria in un certo senso, ma è evidente che si tratta di una soluzione quasi disperata per consentire al personale - e alle relative famiglie - di ottenere un ristoro economico.

Un sentimento che poi è condiviso da tutte le Forze Armate, con un’amarezza che cresce dall’incontro del Presidente Meloni con i sindacati di Polizia. C’è poi un problema da non sottovalutare, visto che questo scoramento si diffonde tra il personale e soprattutto tra chi ancora non è parte della Forza Armata, allontanando sempre più i giovani dal sogno delle stellette.

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