Aurora Marinaro - 18 ottobre 2024
Unifil in Libano, cos’ha deciso l’Italia?
Tutelare i militari italiani in Libano è una priorità per il governo italiano, come anche garantire l’impegno umanitario.
Fonte immagine: Jose Antonio su commons.wikimedia.org
I ministri della Difesa dei 16 Paesi dell’Unione europea impegnati in Unifil si sono incontrati in videoconferenza per discutere della situazione in Libano, mentre il premier Giorgia Meloni incontra le autorità giordane e libanesi, anticipando la visita del ministro degli Esteri. Antonio Tajani si recherà in Israele e in Palestina. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, invece, andrà a Beirut e Tel Aviv in seguito al G7 della Difesa a Napoli. L’attenzione è massima, soprattutto per assicurare le condizioni di sicurezza dei militari italiani.
La sicurezza dei militari Unifil
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha richiesto, insieme al ministro delle Forze Armate francese Sébastien Lecornu, l’incontro tra i ministri dei Paesi dell’Unione europea impegnati nella missione Unifil. La videoconferenza, che si è tenuta il 17 ottobre, è stata fondamentale per discutere dei nuovi sviluppi della missione, alla luce dell’escalation del conflitto in Libano e dell’attacco israeliano alle basi italiane.
I 16 Paesi hanno ribadito l’importanza della presenza di Unifil in Libano, concordando tuttavia sulla necessità di implementare le misure in tutela del personale impegnato nella missione di pace. Contestualmente, i rappresentanti della Difesa hanno ricordato che eventuali cambiamenti sul futuro della missione devono essere stabiliti collettivamente in sede ONU.
Resta tuttavia fondamentale “rivedere le regole d’ingaggio, in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura”. Nell’incontro è stata ribadita con forza l’intolleranza nei confronti degli attacchi contro le basi Unifil, ingiustificabile anche nell’eventualità di un’incompleta applicazione Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
La visita di Giorgia Meloni in Libano
Oggi, venerdì 18 ottobre, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è atterrato ad Aqaba, in Giordania, per incontrare il Re Abdallah II presso il Palazzo Reale. Nel pomeriggio si sposterà a Beirut, in Libano, per incontrare il primo ministro Najib Mikati presso il Palazzo del Governo, il Grand Sérail, e in seguito anche il Presidente dell’Assemblea nazionale del Libano, Nabih Berri. Tanti i temi delicati che verranno affrontati, sempre con l’obiettivo di promuovere la pace e garantire gli aiuti umanitari.
Come anticipato dal ministro Crosetto, il premier non sarà in visita al contingente italiano nel Sud del Libano. La zona è controllata principalmente da Hezbollah, che amplifica l’imprevedibilità della situazione, e - come visto in questi giorni - esposta agli attacchi dell’Israel defence forces. Le zone di confine sono troppo rischiose in questo momento, anche perché non è possibile atterrare in elicottero e sarebbe necessario arrivare dalla strada, tanto che nemmeno il Capo di Stato Maggiore della Difesa è potuto andare, nonostante ne avesse la forte volontà.
La giornata di Giorgia Meloni resta comunque piuttosto impegnativa. Si parte dalla cooperazione con la Giordania per gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e per il contenimento delle tensioni, poi ci sarà il confronto con il Libano. Il premier ribadirà l’impegno dell’Italia nella stabilizzazione del confine, ribadendo la necessità della massima collaborazione delle forze libanesi per la sicurezza del contingente italiano.
Per approfondire: Basi Unifil colpite dall’esercito israeliano, cosa sta succedendo
Incremento del contingente Unifil
Nonostante l’impegno dell’ONU, la situazione in Libano è decisamente instabile e le tensioni sono crescenti. Oltretutto, è fondamentale garantire la sicurezza del personale militare, cominciando proprio dal contingente italiano, ad oggi sfiorato dagli attacchi israeliani. Ritirare le truppe sembra fuori discussione per i 16 Paesi Ue, anche se bisogna ricordare che le decisioni spettano comunque all’ONU in sede collettiva, nonostante la presa di posizione delle forze israeliane.
Così, non si esclude la possibilità di aumentare persino il contingente Unifil. Una delle varie soluzioni al vaglio per garantire la sicurezza dei militari di Unifil e, al contempo, rafforzare le operazioni di stabilizzazione del territorio e promozione della pace. “Se può salvare dalla guerra, perché no?” ha infatti risposto il ministro Crosetto alla domanda sul possibile incremento del contingente durante la trasmissione Cinque minuti. La revisione delle regole di ingaggio potrebbe inoltre ammettere cambiamenti nelle possibilità di risposta al fuoco, ma pare si tratti di una proposta destinata a ipotesi di massima urgenza, in ogni caso ancora da valutare.
Si valuta, inoltre, l’invio di 200 Carabinieri per la formazione delle forze palestinesi a Gerico, su richiesta degli Stati Uniti. Il ministro della Difesa è stato chiaro in proposito: sarà possibile soltanto con l’accordo di tutte le parti coinvolte, in tutela dei militari italiani.
Leggi anche: Quanto è forte Israele? Armi, uomini, cosa sappiamo
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