Assegno unico 2025, cosa potrebbe cambiare?

Assegno unico 2025, cosa potrebbe cambiare?

Come potrebbe cambiare l’Assegno unico in vista della Legge di Bilancio 2025?

Con la Legge di Bilancio 2025 è ragionevole aspettarsi una rimodulazione dell’Assegno unico e universale per i figli a carico. La misura è stata introdotta soltanto nel 2022 e l’esperienza di questo biennio potrebbe aver fornito al governo Meloni qualche spunto in più in vista della Manovra e soprattutto dei ridottissimi fondi a disposizione per la stessa.

Le indiscrezioni parlano di una revisione dei requisiti, ma anche delle regole che delimitano l’accesso alla misura, con il risultato che diverse famiglie potranno notare importanti cambiamenti. Alcune delle novità potrebbero però essere decisamente positive, poiché l’esecutivo ha dichiarato in modo esplicito che favorire la natalità è proprio una delle (poche) priorità di questa manovra fiscale.

Potrebbero così arrivare aiuti più sostanziosi per le famiglie in effettiva e comprovata difficoltà economica, anche grazie alla stretta più severe nei confronti di coloro che mancano di alcuni requisiti o non rispettano tutte le regole in proposito. Ecco cosa potrebbe cambiare.

Requisiti, importi e beneficiari: cosa dobbiamo aspettarci dall’Assegno unico 2025?

Come anticipato, si parla di una possibile revisione dell’Assegno unico in vista della manovra fiscale, a partire dai requisiti di accesso alla misura. Attualmente, infatti, il beneficio è riconosciuto a tutti i cittadini con figli a carico, indipendentemente dalla presentazione dell’ISEE. Quest’ultimo influisce soltanto sulla determinazione degli importi, con il risultato che i nuclei familiari che lo omettono percepiscono comunque un importo mensile di 57 euro (per un solo figlio e in assenza di situazioni particolari di maggiorazione).

Chi non ha presentato l’ISEE percepisce lo stesso importo di coloro che rientrano nella fascia reddituale più alta, individuata nei nuclei familiari con indicatore superiore a 45.000 euro. Sono tuttavia esclusi dalla misura i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni o coloro i cui figli non risiedono in Italia, limite che è costato allo Stato il rimprovero della Commissione europea.

Quest’ultima ha infatti deferito la nazione alla Corte di giustizia dell’Ue con l’accusa di non aver rispettato i diritti di questi lavoratori, in ragione del fatto che contribuiscono “alla sicurezza sociale” e alla contribuzione allo stesso modo dei residenti. È però ovvio che per le casse statali includere i lavoratori mobili nell’Ue sarebbe insostenibile, un motivo in più per riorganizzare la misura dell’Assegno unico senza però limitarla, come promesso dal Presidente Giorgia Meloni.

Di conseguenza, si ritiene molto probabile che dal 2025 chi non presenterà l’ISEE nelle tempistiche richieste perderà completamente l’erogazione del beneficio a partire da marzo. Ricordiamo, infatti, che per aggiornare l’importo della misura in base alla propria situazione reddituale è necessario esibire il nuovo indicatore entro il 29 febbraio.

Sapendo che sono 1,8 milioni i beneficiari dell’assegno di cui non si conosce l’ISEE, è ovvio che questo limite potrebbe incidere sensibilmente sui fondi a disposizione per la misura, anche perché pare che il governo stia pensando a non farla incidere sull’indicatore e permettere così alle famiglie di accedere a ulteriori benefici.

Leggi anche: Assegno unico e universale: come viene calcolato e quando occorre presentare domanda