Forze Armate, aumenti da 100 euro in arrivo

Forze Armate, aumenti da 100 euro in arrivo

Importanti novità dopo l’ultimo incontro sul rinnovo di contratto. Si va verso la conferma dei 100 euro di aumento per il livello base.

Ci sono importanti novità riguardo al rinnovo contrattuale dei comparti Difesa e Sicurezza per il triennio 2022-2024. Abbiamo infatti appreso che ci sono state significative conferme sulla possibilità che gli aumenti stipendiali per le Forze Armate, per la parte fissa, dovrebbero partire da 100 euro netti mensili per un livello base, salendo via via a seconda dell’inquadramento.

Come ci era stato anticipato dall’ASPMI, è questa la cifra che mette d’accordo la maggior parte delle sigle sindacali, perlomeno per quanto riguarda la parte fissa. Resta incognita invece la parte accessoria del contratto, su cui al momento non è stato possibile trovare un punto di incontro visto che dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non è ancora arrivata risposta in merito alla richiesta di confronto avanzata dalla Rete sindacale militare.

Per quanto la questione sia decisamente complessa, infatti, c’è da considerare un assunto molto semplice: l’aumento della retribuzione tabellare non è oggetto di confronto dal momento che la misura percentuale, pari al 5,89%, viene definita a livello centrale ed è uguale per tutti comparti della pubblica Amministrazione.

Non si può quindi chiedere un aumento di questa percentuale, in quanto è tecnicamente impossibile. E dal momento che la priorità resta la tutela degli interessi del personale e che si vuole arrivare quanto prima al tanto atteso rinnovo contrattuale, è dunque opportuno concentrarsi sulle questioni concrete.

È necessario compensare al più presto la perdita del potere d’acquisto causata dall’inflazione, ben più importante del tiro alla fune ai tavoli.

Aumenti a partire da 100 euro netti per le Forze Armate

Come anticipato, per il momento i sindacati si stanno concentrando sulla parte fissa della retribuzione, l’unica su cui ci sono informazioni sufficientemente sicure per intervenire. Nel dettaglio, destinando le risorse tra tabellare e indennità pensionabile, ne è risultato un aumento di 130 euro lordi per il livello base.

L’aumento netto parte così da circa 100 euro, che salgono a seconda dell’inquadramento.

Diverse sigle sindacali, tra cui l’ASPMI, hanno attestato le proprie richieste su questo valore, visto che il confronto con i tecnici non può certo ovviare alla limitatezza delle risorse. Per incrementare le risorse a disposizione per il rinnovo, così da poterle destinare alla trattativa sul salario accessorio che dovrà tener conto della specificità militare, infatti, i sindacati continuano ad attendere l’incontro con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Attendere ancora invano, però, rischia di far tardare eccessivamente il rinnovo contrattuale. Per quanto questo possa rappresentare un forte segnale, andrebbe soltanto a discapito del personale militare, che necessita invece di interventi più rapidi possibili. Ciò non significa abbandonare le giuste pretese su una migliore valorizzazione economica, bensì concentrarsi sul salario accessorio e far intanto procedere le trattative. Non a caso, quasi tutti i sindacati sono d’accordo su questa soluzione.

Meglio discutere del salario accessorio

Anche la parte accessoria del contratto è confinata nei limiti dati dalle risorse stanziate, ma qui i sindacati possono sperare in un migliore margine di trattativa. Si guarda infatti alla Legge di Bilancio 2025, che potrebbe dare un enorme contributo in questo senso, ma per il momento non si hanno certezze. La Rete sindacale militare ha infatti chiesto (e richiesto) da tempo un incontro con il premier senza avere risposta.

Non si può che sperare in un presto riscontro dal governo, anche perché le Associazioni sindacali non saranno certo disposte all’accettazione e questo lo hanno fatto ben presente. Una cosa è passare oltre sulla retribuzione fissa, un’altra sarebbe rinunciare a un intervento sul salario accessorio, dovuto per garantire alle Forze Armate una retribuzione dignitosa.

Si pensi a indennità come l’indennità forfettaria di guardia, oggi riconosciuta con appena 3 euro netti, ma anche agli straordinari. Tutto ciò che potrebbe davvero incidere sullo stipendio, in maniera ben più significativa della parte fissa. In parallelo, ci sarà da discutere anche della parte normativa, con l’obiettivo di introdurre misure più consone al benessere dei militari.

Purtroppo, alcune Associazioni (seppure una minima parte) stanno abbandonando ora il tavolo delle trattative (con malcontento per gli aumenti fissi), perdendo di fatto un’opportunità significativa per tutelare coloro che hanno scelto di farsi rappresentare (e pagano per farlo).