Rinnovo di contratto, come è andato l’incontro del 3 luglio? Non bene, vi spieghiamo perché

Rinnovo di contratto, come è andato l'incontro del 3 luglio? Non bene, vi spieghiamo perché

L’incontro del 3 luglio sul rinnovo di contratto non è andato affatto bene. Senza l’incontro con la premier Meloni la Rete sindacale militare non può procedere.

Nessun passo avanti per il rinnovo di contratto del comparto Difesa e Sicurezza, anche perché l’incontro del 3 luglio non è andato bene. La Rete sindacale militare ha infatti dovuto nuovamente esporre l’esigenza di incontrare i vertici politici, e in particolare la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per riprendere la contrattazione.

Da parte delle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari non c’è alcuna intenzione di ostacolare il rinnovo ed è anzi nel loro interesse portarlo a compimento, ma la ripresa delle trattative risulta impossibile senza un dialogo. Continua a percepirsi una sensazione piuttosto sgradevole, come se le Forze Armate non meritassero pari attenzione e ascolto.

Ad oggi, è fondamentale che da parte del governo arrivi un segnale di apertura, quantomeno per fornire alle APCSM le spiegazioni dovute loro in merito alle perplessità annunciate. Vi spieghiamo perché.

Reddito medio

Francesco Gentile, Segretario generale dell’ASPMI, ha riportato all’attenzione il problema del criterio del reddito medio, un metodo di calcolo degli aumenti estremamente penalizzante per l’Esercito, essendo la Forza Armata più povera. Non è stato finora effettuato alcun ricalcolo, né tantomeno sono state proposte delle metodologie differenti.

Sarebbe pertanto importante che ci fosse un’analisi accurata, con la partecipazione delle Associazioni, che si basi sui dati e le proiezioni. La Rete sindacale militare, ovviamente, è disponibile a comprendere le eventuali difficoltà di cambiamento, ma chiede almeno di affrontare la questione senza ulteriori ritardi.

Per approfondire: Rinnovo contratto, ASPMI alza la voce: “Esercito la Forza armata più povera, appena 3 euro di straordinario”

Straordinari

Riguardo agli straordinari, è stato fatto presente che è ancora attesa l’apertura del tavolo contrattuale dedicato, tenendo conto che potrebbe essere un’opportunità per avvicinarsi alle Forze di Polizia a ordinamento militare e civile. Queste ultime, infatti, fanno un largo uso degli straordinari rispetto alle Forze Armate e secondo i sindacati questo è dovuto proprio a un problema di pagamento degli stessi, che costringe i lavoratori a usufruire delle ferie, e non certo a una reticenza al lavoro straordinario.

Non a caso, Francesco Gentile ha invitato lo Stato Maggiore Difesa ad adoperarsi per una quantificazione, così da comprendere quanti giorni di ferie - oltre a quelli di istituto - vengono utilizzati.

Distacchi e permessi sindacali

Per la Rete sindacale militare l’incontro con la premier Meloni è fondamentale soprattutto alla luce della regolamentazione di distacchi e permessi sindacali, tenuto conto che non può esserci una risposta tecnica ai problemi di risorse. Continua, infatti, a essere rilevata una certa disparità rispetto alle Forze di Polizia, ma anche all’impegno dei precedenti governi, pur tenendo conto delle attuali difficoltà del Paese.

Per esempio, la legge n. 121/1981 fissava già per la Polizia il limite dell’aspettativa sindacale in 1 unità su 2.000. Al giorno d’oggi per le Forze Armate si parla del doppio, 1 unità su 4.000. È evidente che la lungimiranza delle Forze di Polizia è da prendere come esempio, visto che ha permesso loro negli anni di aumentare il contingente distacchi, ricordando che l’Amministrazione può concedere ulteriori permessi in caso di particolari necessità (nel limite del 50%).

C’è poi un problema ulteriore, riguardante la suddivisione dei fondi stanziati per distacchi e permessi, che pecca di incoerenza. Degli 11 milioni di euro annuali stabiliti nel decreto dedicato, infatti, ne sono usufruibili 6,617 milioni. Questo perché è stato considerata la partenza da maggio, nonostante non ci fosse indicazione dell’amministrazione in merito, anziché gli effettivi 8 mesi finanziati.
Ecco perché le Forze Armate chiedono chiarezza.

Leggi anche: Permessi e distacchi sindacali, approvato il decreto legge in Cdm

Specificità

La specificità è un altro tema delicato, visto che le APCSM lamentano lo scarso impegno politico su questo fronte. Nonostante gli sforzi e i problemi in materia di sicurezza, e tutte le intenzioni palesate nelle varie campagne elettorali, la specificità riconosciuta alle Forze Armate e di Polizia è davvero irrisoria.

Pur comprendendo la difficile situazione, i sindacati non possono accettare che il picco di specificità sia il più basso rispetto ad altri contratti, soprattutto tenendo conto delle limitazioni richieste dalla professione.

Compensi forfettari

Il problema degli straordinari si collega poi ai compensi forfettari, per i quali la somma riconosciuta (3,27 euro) è davvero ridicola, non arrivando a coprire più della metà del tasso inflattivo. Le Associazioni, che necessitano comunque di discutere della questione, sarebbero però disposte a trovare soluzioni meno gravose, se solo il governo riconoscesse loro almeno l’intervento in merito alla specificità.

Area negoziale dirigenziale

Sempre riguardo ai distacchi e ai permessi sindacali, preme l’urgenza di definire un decreto di rappresentatività che riguardi l’area dirigenziale. Oltretutto, mancano disposizione sulla suddivisione del minimo già previsto nel decreto distacchi e permessi. Come se non bastasse, non è sono ancora chiarite le criticità riguardanti i limiti temporali previsti dall’amministrazioni (carica di 4 anni rinnovabile, massimo di 3 anni per il distacco e almeno 3 anni tra un distacco e l’altro), che possono in questa misura ostacolare l’attività sindacale.

Legge 104 uguale per tutti?

Dulcis in fundo, la legge 104/1992. Una delle tematiche che sta più a cuore all’Associazione sindacale professionisti militari, che ha più di una volta sostenuto i propri tesserati anche in giudizio. Come è stato ribadito nell’incontro del 3 luglio, infatti, è fondamentale che questa legge a tutela dei cittadini con disabilità trovi piena applicazione anche per il personale militare. Il Segretario generale Francesco Gentile ha in particolare citato un’evidente problematica nell’interpretazione fornita dallo Stato Maggiore della Difesa, che non tiene conto dell’effettiva disciplina normativa.

Il comma 1 dell’articolo 21 del dpr n. 56/2022, nel dettaglio al punto f, stabilisce che i dipendenti possono chiedere l’esonero dal servizio notturno quando assistono un soggetto disabile per cui godono delle agevolazioni della legge n. 104/1992. Lo stesso articolo 21, nell’apertura, specifica che le disposizioni sono da intendersi oltre a quelle sancite dal Decreto legislativo n. 151/2001 e non come alternativa per il personale militare.

Il Decreto legislativo n. 151/2001, in particolare all’articolo 53, conferma il diritto all’esonero dal lavoro notturno senza differenziare rispetto alla gravità della disabilità. Un criterio che viene invece erroneamente presupposto da alcuni Comandi, negando il beneficio ai militari che ne hanno i presupposti.

L’ASPMI chiede pertanto che venga posta risoluzione, affinché la giusta interpretazione sia recepita in maniera omogenea.

Sull’argomento: Forze Armate, esonero dal turno notturno anche se la disabilità non è grave