Rinnovo di contratto, perché ITAMIL ha abbandonato il tavolo

Rinnovo di contratto, perché ITAMIL ha abbandonato il tavolo

ITAMIL abbandona il tavolo di rinnovo contrattuale, disposto a rientrare se il governo accetterà alcune condizioni.

Il sindacato Itamil Esercito ha reso pubblica la decisione di abbandonare le trattative per il rinnovo contrattuale del comparto Difesa e Sicurezza riferito al triennio 2022-2024.

Una scelta apparsa da subito come controversa, essendo diametralmente opposta alla maggioranza dei sindacati militari.

Non è facile capire le intenzioni o la strategia sindacale che possono muovere un passo tanto importante, per questo Forze Italiane ne ha parlato con Girolamo Foti, Segretario generale di Itamil.

Itamil abbandona il tavolo contrattuale, ha “dettato delle condizioni

Il motivo principale per cui Itamil ha perseguito la decisione di abbandonare il tavolo contrattuale è la mancanza di risorse da investire nel rinnovo, senza le quali il sindacato ritiene non avere alcun margine di discussione o miglioramento per i diritti dei militari. Ciò, principalmente in considerazione del dato inflattivo, che le risorse stanziate non riescono minimamente a compensare.

Come abbiamo fatto notare al Segretario generale, è proprio questo il motivo per cui i sindacati continuano a chiedere a gran voce un incontro con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma non abbiamo riscontrato molto ottimismo in proposito.

Ad oggi non c’è nessuna comunicazione d’incontro con il premier” è stato opportunamente sottolineato, tant’è che l’incontro con Giorgia Meloni è proprio uno dei punti che Itamil presuppone per il ritorno nella contrattazione. La decisione di ritirare la delegazione, infatti, non è una questione di principio ma potrebbe essere ritrattata. Il sindacato è stato chiaro: ha dettato delle condizioni.

In particolare, per rientrare nelle trattative Itamil chiede:

  • l’incontro urgente tra i sindacati militari e il presidente Meloni;
  • lo stanziamento di ulteriori risorse dal governo per il rinnovo contrattuale;
  • risposte tecniche al programma presentato in Funzione pubblica;
  • inclusione immediata delle Forze Armate nel Ddl sulla tutela legale;
  • riconoscimento della specificità con innalzamento del coefficiente pensionistico.

Si tratta di richieste non tanto diverse da quelle esposte dalle altre associazioni, pensate con l’obiettivo di favorire il più possibile il personale militare. Considerando che il sindacato ha rimesso la scelta di abbandono del tavolo a un sondaggio, è evidente che tanto Itamil quanto i suoi tesserati confidano che il governo sia disposto ad accettare tutti i punti pur di far rientrare il sindacato al tavolo contrattuale.

Anche perché altrimenti non intende firmare il contratto senza aver partecipato ai lavori, cosa che farà soltanto al rispetto delle richieste enunciate. Questo è stato chiarito anche nell’annuncio ufficiale di Itamil, che ha apertamente spiegato come agirà in caso di esclusione dal rinnovo:

“Avvierà un ciclo di assemblee pubbliche e nelle caserme per spiegare nel dettaglio le scarse risorse destinate al rinnovo del contratto, avviando contenziosi contro il Governo a difesa dei nostri diritti sindacali”.

Nell’interesse del personale militare, c’è da sperare che il timore di perdere consensi porti all’accettazione delle condizioni poste da Itamil.

Allo stato attuale delle cose, però, la posizione del sindacato può apparire rischiosa, perché in caso di diniego dal governo l’Itamil rinuncerà a discutere anche della parte normativa. E va ricordato che più diminuisce la presenza sindacale e più aumentano le probabilità di giungere a un contratto meno vantaggioso, come la redazione di Forze Italiane ha fatto notare al Segretario generale Girolamo Foti.

Quest’ultimo ci ha offerto un punto di vista inaspettato, spiegandoci che il sindacato non considera affatto questo comportamento come rischioso, sostenendo che la mancanza di risorse supplementari renda impossibile ottenere qualsivoglia miglioramento degno di questo nome. Al di là di ipotesi come la settimana corta, il cloud working e lo smart working, che hanno un costo basso o persino nullo per l’Amministrazione, il sindacato ritiene che non ci sia margine di discussione.

Un timore di cui ha avuto conferma in Funzione Pubblica, nella quale i tecnici hanno confermato di non poter considerare il programma a causa dell’inadeguatezza delle risorse. Una risposta inaccettabile per il sindacato, che non intende dare il proprio benestare a un rinnovo lesivo della dignità e del benessere del personale militare. Restare al tavolo è fuori discussione, che ci ha spiegato “dati alla mano” le proprie preoccupazioni.

Il nodo centrale è l’inflazione del triennio 2022-2024, che le risorse stanziate per aumentare gli stipendi non sono sufficienti a compensare. Su 24 miliardi di euro necessari, ne vengono disposti 8 miliardi. Considerando che nel 2022 e nel 2023 non ci sono stati aumenti concreti, l’aumento previsto per il 2024 - inferiore al 6% - non mitiga la perdita del potere d’acquisto, che resta comunque diminuito del 10%.

Per Itamil servono e ci sono 23 miliardi di euro di cui disporre, cifra che onestamente non riusciamo a individuare, specialmente tenendo conto delle difficoltà che il governo troverà nella legge di Bilancio 2025.

Il settore pubblico è nel complesso più svantaggiato, ma per l’Esercito in particolare la situazione è molto delicata. All’inadeguatezza degli stipendi, si aggiunge la carenza di organico che costringe il personale a “turnazioni massacranti” in un malessere aggravato da strutture fatiscenti e dotazioni inadeguate sotto tutti i punti di vista. Per questo motivo, senza rassicurazioni in merito alle risorse, Itamil non intende rientrare nei lavori tecnici.

Questo significa evidentemente rinunciare anche alla trattazione della parte normativa, un sacrificio che il sindacato è pronto ad assumersi, fortemente convinto che gli eventuali interventi discutibili non siano determinanti. Come ci ha spiegato il Segretario generale, difatti, ha ricevuto conferma che non sono attuabili interventi normativi senza un ulteriore stanziamento, ma non è stata questa la rivelazione più sensazionale.

Il sindacato ha infatti appurato, tramite fonti personali, che questo limite ai finanziamenti è dovuto a una precisa volontà governativa, piuttosto che a un’effettiva indisponibilità. Ovviamente non possiamo confermare questa indicazione, ma spiega le forti motivazioni dell’Associazione, creando un forte divario con le altre sigle rappresentative. Pur rimarcando la democrazia e la libertà d’agire, il Segretario generale ci ha fatto intendere che la differenza di posizione è dovuta a una complicità degli altri sindacati, che non alzano la voce perché concentrati sui fondi ottenuti per distacchi e permessi. Accuse molto pesanti nei confronti dei sindacati militari, ai quali viene criticato persino di non fare l’interesse del personale.

Con queste convinzioni, Itamil è fermo sulla decisione di ritirare la delegazione, in accordo con i propri iscritti. Il problema, però, resta esclusivamente l’interesse del personale che, a prescindere da quale posizione si riveli fedele alla realtà, rischia davvero di essere minato.