Luca Restivo - 11 luglio 2022
Forze dell’Ordine, urgono tutele: l’inflazione colpisce tutti gli stipendi
Il personale necessita di maggiori tutele stipendiali che devono riguardare anche chi non rientra nel bonus 200 euro e nel taglio del cuneo fiscale.
La crisi economica che sta vivendo il nostro Paese sta incidendo negativamente sugli stipendi del personale delle Forze armate e di Polizia.
L’aumento dell’inflazione, arrivato già al +8%, e la guerra in Ucraina non permetteranno alla ripresa di viaggiare al ritmo auspicato.
Per questo il governo Draghi sta pensando a delle misure per contrastare il caro vita e dare una boccata d’ossigeno alle famiglie italiane e al personale delle Forze dell’Ordine che già deve fare i conti con la perdita del potere d’acquisto degli stipendi.
A causa dell’inflazione, infatti, in molti hanno già visto sfumare, non solo la tredicesima, ancora prima di averla percepita, ma anche gli aumenti salariali disposti dal contratto 2019-2021 per le Forze armate e di Polizia.
Con i prezzi lievitati, le bollette di luce e gas sempre più alte e con le materie prime che toccano costi record, per la stragrande maggioranza del personale delle Forze dell’Ordine far quadrare i conti è davvero un’impresa. E nessuna categoria è esclusa dalla scure del caro vita.
Un nucleo familiare con un reddito di 40mila euro, composto da due genitori e da due figli minorenni, ha già perso, in un solo mese, oltre 1.200 euro (approfondimento su italiani in crisi).
Come abbiamo visto, a “soffrire” questa situazione non è soltanto chi ha un reddito che si attesta in una fascia medio-bassa, ma anche coloro i quali hanno un reddito di 35.000 che, di fatto, vengono esclusi dal bonus 200 euro disposto dal governo Draghi, ma continuando a risentire, come gli altri, della crisi.
Come l’inflazione sta mangiando gli stipendi: chi è escluso dal bonus 200 euro
Tra le misure pensate dal governo per contrastare la crisi, vi è il bonus 200 euro. Il personale dell’Forze dell’Ordine lo riceverà tramite cedolino separato entro il mese di luglio (qui).
Tuttavia, per accedere all’una tantum, occorre aver percepito, in uno dei primi quattro mesi del 2022, uno stipendio non superiore ai 2.692 euro. Il “tetto” posto dal governo taglia fuori molti appartenenti alle Forze armate e di Polizia, fatta eccezione per chi è ai primi anni di servizio e quindi rientra nel bonus, poiché percepisce uno stipendio più basso.
Gli aumenti salariali, stabiliti dal rinnovo contrattuale 2019-2021 per le Forze armate e di Polizia e compresivi di incremento di stipendio ed indennità pensionabile, si stanno dissolvendo a causa dell’aumento dell’inflazione.
Altra misura che il governo potrebbe mettere in campo già dalla fine di questo mese è il taglio del cuneo fiscale.
Grazie a questo provvedimento, che verrebbe inserito nel nuovo decreto per le accise e i salari, la differenza tra stipendio lordo e netto si assottiglierebbe, producendo un aumento di stipendio di circa 50-75 euro in più in busta paga.
Ancora non si sa bene a quali categorie reddituali sarebbe diretto lo sgravio, si parla dei lavoratori con un reddito inferiore ai 35.000 euro. Se così fosse, molti appartenenti alle Forze dell’Ordine sarebbero esclusi, così come accaduto per il bonus 200 euro.
Coloro i quali hanno un reddito pari o superiore a 35.000 euro non significa che non risentono della crisi, anzi. Come abbiamo evidenziato in precedenza, il rapporto della Uil illustra l’esatto contrario.
Quindi, anche queste fasce di reddito necessitano di maggiori tutele e garanzie, dal momento che l’inflazione non sta risparmiando nessuno.
Cosa potrebbe fare il governo
Il decreto di fine luglio potrebbe costituire un’anticipazione delle misure previste nella Legge di Bilancio 2023.
Il taglio del cuneo fiscale potrebbe mettere nelle tasche dei lavoratori uno stipendio in più, ma si dovrebbe allargare la platea (non solo per i redditi inferiori a 35.000 euro l’anno) per far sì che tutti ne possano beneficiare.
Al momento però, la formula allo studio del governo prevede un taglio ai redditi bassi, ovvero per chi guadagna meno di 35.000 euro l’anno, con un impiego di risorse pari a 5 miliardi di euro.
Ad essere tagliata sarà la quota Irpef dovuta dal dipendente, probabilmente con il riconoscimento di un nuovo trattamento integrativo come già fatto in passato con la trasformazione del bonus Renzi in bonus 100 euro.
Con l’impiego di 5 miliardi di euro si potrebbe arrivare a un risparmio di circa 400 euro complessivi per il 2022, sempre se ci si concentrerà solo su coloro che hanno uno stipendio annuo lordo inferiore a 35mila euro.
I sindacati e una parte della politica la pensano diversamente ed hanno chiesto al governo di riconoscere ai lavoratori italiani almeno una mensilità in più, nel tentativo di compensare quanto già perso a causa dell’inflazione.
Per sapere chi rientrerà nel taglio del cuneo fiscale bisognerà attendere le prossime settimane e, comunque, la misura riguarderà, almeno per il momento, solo le ultime mensilità del 2022.
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